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Borghi d’Italia: quando i muri diventano opere d’arte

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Borghi d’Italia: quando i muri diventano opere d’arte

diamante

di Devis Bellucci | @devisbellucci

Scrivere sui muri. Tanti l’hanno fatto, durante l’adolescenza, per rabbia o per amore. Una dedica, due righe di protesta al volo e via. Qualcun altro, invece, andava di notte, portandosi dietro miraggi metropolitani fatti di treni, ragazzi in skate e skyline fumose. Missione del writer: trasformare il muro in un fotogramma. In un Wonderwall, come cantavano gli Oasis. Possibilmente, senza essere visti dalla polizia.

In Italia esistono decine di borghi dai muri affrescati. Sono opere preziose e ricche di fantasia, diventate parte del tessuto urbano. Raccontano, a volte in maniera ironica, vicende impresse nella memoria storica locale, proteste, speranze, poesie a colori. Un po’ come le vetrate istoriate delle cattedrali. La genesi dei murales è variegata: dall’iniziativa isolata di un writer, sdoganata solo in seguito, a veri e propri festival dell’arte di strada. Il risultato è un museo a cielo aperto, che abbraccia finestre, architravi e balconi, rivisitando in chiave onirica la quotidianità urbana. E giustamente, la gente del posto è orgogliosa del proprio paese illustrato.

I borghi più belli

Satriano di Lucania, in provincia di Potenza, conta più di cento murales e ogni anno continua ad arricchirsi di opere. Nell’insieme, raccontano l’anima del borgo secondo diversi filoni tematici, che vanno dal culto dei santi agli antichi mestieri. I muri di Diamante, in provincia di Cosenza, diventarono invece tele nell’estate del 1981. Era stata lanciata l’Operazione Murales, finalizzata ad abbellire il centro storico cittadino, e decine di pittori risposero all’appello. Le loro opere sono istantanee ricche di simboli in cui si leggono le speranze, i disagi e i malesseri della comunità locale. Lotta politica e protesta sociale, invece, negli splendidi murales di Orgosolo, non lontano da Nuoro. Il primo fu realizzato nel 1969 da un gruppo anarchico di nome Dioniso, mentre pochi anni dopo un insegnante e i suoi studenti ne realizzarono altri, per celebrare la Resistenza e la Liberazione dal nazifascismo. Da allora i muri di Orgosolo, in uno stile che riprende quello cubista, danno voce alla tragedia degli ultimi, dai disoccupati ai carcerati, fino alle vittime della guerra. Sono invece a tema religioso i murales di Calvi dell’Umbria, in provincia di Terni. Pittori italiani e stranieri giungono infatti qui, ogni anno, per affrescare le pareti delle antiche case con scene raffiguranti la Natività. Arte a cielo aperto anche nell’affascinante Apricale, in provincia di Imperia, dove i muri che danno sui carruggi sono impreziositi da scene religiose o di vita agreste del borgo.

L’Associazione Italiana Paesi Dipinti

È a metà degli ’90 che l’Azienda di Promozione Turistica del Varesotto, proprietaria dei murales del borgo di Arcumeggia, redige un primo elenco dei paesi dipinti sparsi per l’Italia. Si individuarono più di duecento località, spesso piccole contrade con pochi abitanti, isolate dal turismo di massa. In tanti risposero all’appello, manifestando la volontà di creare una rete comune per farsi conoscere. Nacque così l’Associazione Italiana Paesi Dipinti, il cui statuto venne via via approvato dai vari Consigli Comunali. Attualmente l’Associazione si propone non solo di promuovere e valorizzare il patrimonio artistico di questi borghi, specie attraverso iniziative comuni, ma anche di spronare gli associati stessi a curare la conservazione e la fruibilità di tale patrimonio, di per sé fragilissimo.

La Biennale del Muro Dipinto di Dozza

Dozza, nel Bolognese, è diventata una galleria d’arte all’aperto grazie alla Biennale del Muro Dipinto, nata per promuovere la creatività giovanile e le espressioni dell’arte contemporanea. Dagli anni ’60 a oggi sono oltre 200 gli artisti che hanno partecipato alla Biennale, realizzando le proprie opere a diretto contatto con il pubblico.

L’esperienza della Biennale, così come i borghi dipinti in ogni parte d’Italia, ci ricorda che di per sé ogni muro potrebbe essere solo un confine. Grazie all’arte diventa invece una storia da raccontare e non esistono più il dentro e il fuori. Come quel che resta del Muro di Berlino: decorato con coloratissimi murales, sembra esprimere la propria gioia nell’essere diventato finalmente inutile.

Link: Fondazione Dozza | Paesi Dipinti

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